Il menù di Natale era un puzzle che, anno dopo anno, prendeva forma e cambiava.
C’erano i piatti intoccabili e quelli che ogni volta entravano e uscivano dalla composizione.
Il cappone farcito, a casa nostra chiamato anche galantina, era un piatto di Natale del secondo gruppo.
E se non prendeva posto nel menù del pranzo di Natale, trovava accoglienza in quello di Pasqua.
Una cosa è certa, era un piatto delle feste e delle occasioni speciali.
A me è sempre piaciuto, in tutte le sue varianti o versioni: con o senza uovo sodo e pistacchi.
Uno dei miei ricordi gastronomici preferiti sono i panini farciti con briciole e avanzi del cappone generosamente conditi con maionese e una punta di salsa alla senape.
Di solito era la merenda del 26 dicembre ed era festa per tutti, non solo per noi bambini.
E per mantenere viva la mia tradizione familiare, dopo avare tagliato a fette il cappone ripieno, ho messo da parte le fette più brutte e i pezzi rotti per fare dei panini che ho condiviso con gli amici dell’Enoteca Calzolari.
Un luogo dedito alle libagioni che, per me, ha anche un valore metafisico.
Sembra casa pur senza essere casa. Tra i proprietari e gli avventori abituali, quasi tutti residenti del quartiere, c’è una alchimia speciale che ti fa sentire in famiglia. I miei familiari non familiari hanno apprezzato. E d’altro canto sono, ormai da tempo, i miei assaggiatori di fiducia.
Tornando al cappone ripieno, voglio dirti che sembra più difficile da fare di quello che è.
Chiedi al tuo macellaio di disossare e pulire un piccolo cappone che basterà per molte persone. Se ti senti insicura, vai con la ricetta del ripieno e chiedi di farcire e chiudere.
Anche se farcire cappone è facile a patto che non ti faccia impressione infilare la mano; inoltre, la legatura è meno problematica di quello che immagini. Nel testo della ricetta che trovi in fondo, ho scritto tutti i miei consigli.
Questa ricetta sarà l’ultima prima di Natale e riguardo a questo credo di avere qualcosa da condividere sul futuro del mio blog.
Di pensieri e nuove prospettive
Quella gran pentola della mia vita borbottava da tempo.
Il borbottio è diventato rumore e pure il coperchio si è messo a far chiasso.
Il 2024 è stato un anno così.
Tutto di corsa, cambiamenti, sorprese inaspettate, pensieri che montano come la panna. Si, proprio come la panna. Sembra che non stia accadendo nulla ma tu vedi la consistenza cambiare e sai che qualcosa sta accadendo sotto i tuoi occhi.
Lo stesso accade con i pensieri. A volte prendono forma lentamente a volte te li ritrovi davanti adulti e pronti a prendere la loro strada. E mentre ero in stupita contemplazione dei cambiamenti maturati in me, la vita andava avanti più veloce dei miei stessi pensieri.
È così che mi sono ritrovata a guardare in faccia un nuovo Natale e la fine di un altro anno.
Non so nulla di quello nuovo, so che quello vecchio si chiude con una diversa consapevolezza di me e un pensiero luminoso come un cielo di montagna in una giornata fredda e tersa.
Nel corso del tempo ho capito che creare video per i social mi porta lontano da ciò che sono, una scrittrice.
La mia vocazione sono le parole, non le immagini.
Per altro la realizzazione di un buon prodotto richiede tempo e lavoro, due cose che non posso permettermi di regalare gratuitamente a un social network per un tempo indefinito. Certo, potrei collaborare con aziende del settore ma non pagano quasi mai un compenso adeguato all’impegno che richiedono e, spesso, pretendono di importi di un testo preconfezionato. Non voglio sembrare presuntuosa ma ho smesso da tempo di fare il dettato.
E comunque, fuori dalla porta non ho chissà quanti marchi che chiedono di lavorare con loro. Che poi io per prima non sono disposta a lavorare con tutti. Non faccio pubblicità a caso su Instagram; inoltre ho scelto di non accettare banner pubblicitari o link a pagamento sul blog. Non ho rinunciato a una fortuna ma erano pur sempre soldi, ovvero quella cosa che serve per vivere e trarre una parte di soddisfazione da ciò che si fa.
Vivere del proprio lavoro (su Substack)
Questo è il desiderio di tutti. Qual è il mio? Scrivere. La domanda successiva che mi sono posta è stata: si può vivere di scrittura?
Forse si ma prima di tutto ho cambiato alcune cose.
Dopo tanti anni di lavoro per lo più gratuito, ho capito che è ora di dare valore a quello che offro. Da qui la svolta. Finalmente ho imparato a dire no alle proposte che non tengono conto della mia professionalità e di eventuali spese a carico mio (pure!). Insomma, al lavoro gratis.
E visto che la mia voce creativa ha bisogno di esprimersi attraverso la scrittura, un esercizio che richiede tempo per leggere, fare ricerca, buttare giù parole, cancellare, ricominciare, rileggere un infinito numero di volte, ho fatto la mia scelta.
Io non cerco follower ma cuochi e lettori. Persone che vogliono stare con me in un luogo dove possiamo realmente connetterci. Ecco, questo spazio l’ho trovato su Substack.
Sto parlando della applicazione che utilizzo per inviare la mia newsletter, Fritto Misto, dove gli iscritti possono interagire come se fosse un social network ma in modo meno frettoloso e, posso dirlo?, più educato e civile.
A volte resto sbalordita dalla poca educazione degli utenti dei social e, soprattutto, dalla violenza verbale delle donne verso altre donne.
Io cerco di uno spazio diverso, quello che mi offre Substack appunto. Qui posso dare anche un valore economico al mio lavoro grazie al supporto degli abbonati che scelgono di sostenermi a pagamento.
Quando ho visto il primo iscritto pagante ero incredula. Al secondo emozionata, al quinto avevo già ansia da prestazione (lol). Scherzi a parte, penso che questa opportunità, di un legame diretto tra scrittore e lettore sia unico e innovativo.
Se deciderai di sottoscrivere l’abbonamento a pagamento della newsletter (mensile, annuale, supporter), alla fine del 2025 avrai un libro di cucina, diviso in capitoli, oltre a video ricette e guide per approfondire alcuni argomenti.
Questo significa che chiuderò il blog e/o instagram?
Qualche aggiustamento sarà necessario visto che, oltre alla newsletter, ho iniziato a raccogliere note e appunti per un libro che ho in mente da tanto.
Per ora intendo ridurre il numero di contenuti che pubblico sul blog, da uno alla settimana a due al mese.
Inoltre, pubblicherò meno reel su Instagram e tornerò alle fotografie.
Sarà un anno tutto da scrivere e non solo metaforicamente parlando! Naturalmente puoi iscriverti gratuitamente alla newsletter. Riceverai uno o due contenuti al mese da leggere da cima a fondo senza parti oscurate per i soli abbonati.
Cappone ripieno alla bolognese
Rifreddi, galantine, polli e capponi ripieni sono classici senza tempo della cucina bolognese.
Insieme rappresentano una delle più felici espressioni delle cucine di casa di queste parti.
La tavola bolognese è accogliente nei sapori e accattivante alla vista.
E le ricette di scuola Bolognese, pur ricche di carattere e ingredienti, hanno sempre una certa compiaciuta eleganza.
La ricetta del cappone ripieno rientra tra questi. Al taglio si presenta come una sorta di polpettone e puoi servirlo in ogni stagione, freddo o a temperatura ambiente (la seconda condizione va bene anche in inverno, anzi a me piace così). Questo piatto dà il meglio di sé se lo cucinerai il giorno prima.
Servi le fette sottili con insalata russa o patate al forno.
Buona cucina, Monica
Sul blog c’è anche la ricetta del rifreddo di vitello e mortadella: QUI.
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Cappone ripieno alla Bolognese
Ingredienti
- 1 cappone da circa 900g-1 kg già disossato
- 1 carota
- 1/2 cipolla bianca o gialla
- 1 piccola costa di sedano con le foglie
- 2 foglie di alloro
- 2 bacche di ginepro o 2 anici stellati
- 2 g di sale grosso
Ripieno
- 200 g di lombo di maiale macinato
- 200 g di polpa di vitello macinata
- 100 g di prosciutto crudo, macinato
- 100 g di prosciutto cotto, macinato
- 150 g di petto di pollo
- 3 cucchiai di Marsala secco
- 100 g di mortadella tagliata in una unica fetta
- 100 g di Parmigiano grattugiato
- 2 uova
- 6 g di sale
Istruzioni
- Fai disossare e pulire il cappone dal macellaio.
- Chiedi al macellaio di preparare un macinato fine di lombo, vitello, prosciutto crudo e cotto con la tua ricetta.
- A casa, taglia a cubetti piccoli il petto di pollo, irrora con il Marsala e metti da parte. Dovrai scolare il pollo dal liquore prima di usarlo.
- Taglia a cubetti piccoli la mortadella e metti da parte.
- In una ciotola capiente riunisci tutti gli ingredienti del ripieno, ricorda di scolare il pollo dal liquore.
- Sistema il cappone sulla superficie di lavoro e inizia a farcirlo mettendo un po’ di ripieno alla volta a partire dal fondo. Inserisci poca farcia per volta spingendo con delicatezza per non rompere il cappone.
- Procedi fino a quando il cappone è ben farcito o fino a esaurimento del ripieno.
- Stendi un filo di spago da cucina sotto il cappone nel senso della lunghezza e annoda il filo al centro della parte alta.
- Taglia diversi pezzi di spago da cucina, ogni 2 cm sistema un giro di corda in modo da legare e tenere stretta la galantina. Dovrai farlo anche con le zampe e le ali del cappone.
- Sistema il cappone ripieno in un tegame grande con carota, cipolla, sedano, alloro, bacche di ginepro o anice stellato e sale grosso. Copri con acqua fredda e porta a bollore, poi abbassa la fiamma e cuoci per un’ora e mezza a fiamma medio-bassa su fornello medio-piccolo e a tegame semi coperto. A metà cottura gira il cappone o tienilo sempre coperto d'acqua.
- A fine cottura, lascia raffreddare il cappone nel brodo.
- Rimuovi il cappone dal tegame e riponi in frigorifero per una notte o molte ore. Poi elimina lo spago da cucina con le forbici o un coltello affilato e taglia a fette sottili.
- Puoi servire il cappone ripieno tiepido o a temperatura ambiente.
Consigli
- Conserva gli avanzi in frigorifero per alcuni giorni.
- Puoi congelare e conservare per un mese.
- Puoi cuocere il cappone ripieno in un brodo di ossa di cappone, chiedi al macellaio di tenerli da parte, e mettere la carne quando ilbrodo sta già borbottando. Scegli la tua strada e buona cucina.